Perché occuparsi di strategia, anche in farmacia
Qualcuno pensa di essere sempre uno stratega, qualcuno pensa che la strategia non serva. Proviamo ad approfondire.

Negli ultimi anni la strategia è diventata di moda, al punto che si sentono molti argomentare di strategia o sostenere che stanno facendo pensieri e attività strategiche anche quando, in realtà, si occupano di aspetti tattici. Per compensazione, altri pensano che la strategia sia tempo perso, che potrebbe essere speso molto meglio nel fare le attività di vendita quotidiane.
Come sempre, si tratta di trovare il giusto mezzo.
Per una farmacia la strategia riguarda il ciò che è, la clientela che attrae, come si pone rispetto ai concorrenti, quali servizi sviluppa, come desidera diventare, ciò che pensano di lei i suoi clienti, quanto e come desidera investire, che ambiente di lavoro esiste e quale collaborazione tra colleghi o con i medici e le istituzioni della zona.
Se il farmacista non si impegna a definire e perseguire tutto ciò secondo quanto desidera si ritroverà, molto probabilmente, in situazioni confuse e casuali.
Eppure la strategia è un’attività a lungo termine, che deve costantemente essere affiancata e sostenuta da tattiche che, invece, sono flessibili e spesso rappresentano occasioni da cogliere o problemi da risolvere. Strategia e tattiche sono sinergiche, non alternative.
Tecnicamente la definizione della strategia dovrebbe essere fatta dal proprietario della farmacia: in fondo è colui che determina e sostiene gli aspetti economici.
Ma se ogni singolo collaboratore non è coinvolto e non ha piena coscienza delle linee guida strategiche della farmacia in cui opera diventa molto probabile uno scollamento tra strategia e messa in pratica o tra strategia e tattiche attuative. E, ancora una volta, si finisce in balìa delle casualità, privi della possibilità di cogliere le opportunità che si presentano o far fronte alle problematiche che, inevitabilmente, accadono.
E, per liberare il campo da ogni confusione, è fondamentale ricordare che se è vero che la strategia richiede forte attenzione agli aspetti economici, è altrettanto vero che per fare strategia non bisogna essere laureati in economia o non è indispensabile entrare nel merito delle spese o dei profitti. Perché è la strategia che, a lungo termine, definisce l’ambiente di lavoro e quindi, in fondo, la possibilità di essere felici e motivati sul posto di lavoro.

Non è, ovviamente, mia intenzione dare consigli su rimedi della nonna, antiche ricette o terapie alternative, ma solo riflettere, e farvi riflettere, su come rispondere al paziente che vi racconta di cure di supporto che, a lui, appaiono tanto efficaci. Le situazioni sono molteplici, e i rimedi sono infiniti. Si va dai consigli alimentari alle cure palliative, dai decotti alle sciarpe rosse: si usa di tutto e si sente di tutto. Talvolta sono i rimedi della nonna, altre volte sono antiche ricette lette su qualche rivista di salute, o consigli letti sul web o ricevuti da qualche amico. Siatene certi: la maggior parte dei vostri pazienti fa uso di qualche rimedio, integratore, elemento salutistico o alimento prodigioso, sia che ve lo racconti sia che stia in totale silenzio . Ci sono gli alimenti salutari, le medicine alternative, i rimedi tramandati in famiglia, le pubblicità … È chiaro che il medico dovrà valutare caso per caso, ma ci sono alcune raccomandazioni (dettate dal buon senso, oltre che dallo studio della comunicazione) che valgono sempre. Il primo consiglio è che è sempre meglio sapere tutto quello che il paziente assume o fa, soprattutto se siete il medico di famiglia che tiene le fila della sua storia clinica. Se contestate, sminuite, rifiutate o ridicolizzate ogni rimedio che i vostri pazienti ritengono efficaci ciò che otterrete non sarà l’eliminazione delle aggiunte, palliative o terapeutiche, ma solo e semplicemente il paziente smetterà di raccontarvi ciò che assume . Il secondo consiglio, strettamente correlato al primo, è che l’effetto placebo, nelle sue diverse forme, è un fattore fondamentale per la guarigione, di qualunque malattia. Visto che parliamo di rimedi della nonna citerò le parole di mia nonna, quando mi trovò (avevo circa un anno) a mangiare i chicchi d’uva raccolti da terra poiché non arrivavo ai filari: quel che non strozza, ingrassa. Quello che non fa male, va bene. Imparate quindi ad accettare quei rimedi che non fanno alcun danno, e accettateli di buon grado. Eliminate, invece, drasticamente ciò che è rischioso o, meglio ancora, sostituitelo con qualcosa che sia innocuo o davvero di supporto. Potrete così mantenere alto l’effetto placebo e, contemporaneamente, conservare la fiducia del vostro paziente e un alto livello di dialogo.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.