Quattro passi in galleria 10 anni dopo
Che succede 10 anni dopo la diagnosi?

Sono passati dieci anni dalla fine delle terapie, undici dalla diagnosi. Pensavo ad una dichiarazione di guarigione, invece ho ricevuto un rinnovo dell’esenzione 048, specifica per il paziente oncologico, per altri cinque anni.
Non mi sono stupita: un’amica che aveva avuto molto prima di me la stessa diagnosi era appena deceduta a causa del secondo e poi del terzo tumore, collegati a quella prima diagnosi.
Avevo completato il mio viaggio dell’eroe di elaborazione della malattia molti anni fa. Avevo fatto i conti con la malattia, e i rischi.
Ho arredato il mio tunnel in maniera confortevole, e ormai è una stanza in più della mia casa, una stanza da cui entro ed esco.
- Entro quando devo fare i controlli: non solo la visita oncologica, ma anche gli esami del sangue, la mammografia. Entro più o meno quattro settimane all’anno: quattro settimane nel corso dell’anno in cui faccio fatica ad addormentarmi, ho attacchi di ansia, ho paura.
Per il resto del tempo vivo in altre stanze, talvolta comode, altre meno: è la vita.
Ho cominciato anch’io a dire “solo chi l’ha vissuto può capire”.
Non l’ho mai dette, e nemmeno pensato, nei primi dodici mesi fatti di ospedali, cure, vomito, operazioni e convalescenza. Perché praticamente tutti possono capire cosa significa una diagnosi pesante, la paura, il dolore…
Ma davvero solo chi l’ha vissuto può capire il cronicizzarsi di una situazione, l’ansia che si ripete, le frasi infelici dei medici.
Ho fatto fatica ad accettare tutto questo, incluso la consapevolezza della maggiore fragilità emotiva (nella mia vita avevo avuto attacchi di panico solo per gli esami universitari) e possibile fragilità fisica. All’inizio temi il rischio di recidive, poi sai di aver maggiori probabilità di un secondo, o un terzo, tumore.
Non è un pensiero fisso. Non lo è per me, ma per qualcuno sì. È un pensiero che risorge, diverse volte all’anno, e per chi non l’ha vissuto è davvero difficile capirlo.
Pochi giorni fa, all’ennesima mammografia-ecografia, un medico mi ha detto: “le è andata bene. Con una diagnosi come la sua, la sopravvivenza a cinque anni è del 50%”. Non è stata una frase felice: non ho bisogno che mi venga ricordato.
E questo post vuole solo essere un appello: non smettete di aver cura di voi se siete il paziente, e non pensate che tutto sia finito dopo le prime, essenziali, cure, se siete un parente o un amico.









