Quando il viaggio comincia con la diagnosi
La diagnosi di una malattia grave dà inizio ad un vero viaggio dell’eroe.

C’è un viaggio dell’eroe che è davvero speciale.
Non perché abbia caratteristiche o tappe diverse da altri viaggi, ma perché il momento dell’inizio è ben definito, possiamo facilmente riconoscerlo, mentre in altre situazioni può essere più sfumato.
Si tratta di quel viaggio che ha inizio nel preciso momento in cui il medico comunica una diagnosi di malattia grave.
È un viaggio che potrebbe concludersi con la morte, ed è qualcosa con cui la cultura occidentale non viene a patti facilmente, è un viaggio complesso, ma ogni viaggio dell’eroe lo è, e molti testimoniano che è un viaggio che spesso porta a cambiare totalmente la visione del mondo.
Oggi, tanto per citare una sola delle patologie coinvolte, le diagnosi di tumore sono frequenti e numerose. La sopravvivenza a cinque anni è decisamente buona, con variazioni a seconda del tipo di tumore, eppure nella coscienza collettiva abbiamo ancora residui di quando la sola diagnosi era una condanna: forse sarà più facile per le generazioni future.
Il malato deve affrontare il suo viaggio dell’eroe, con riconoscimento del drago, e affrontare tutti i passaggi, come avremo modo di vedere in seguito.
Tuttavia una delle peculiarità del viaggio dell’eroe che inizia con la diagnosi è che anche le persone più vicine, amici e familiari, iniziano un loro viaggio dell’eroe nello stesso momento, con punti di vista e prospettive diverse a seconda delle esperienze e della relazione col malato.
I viaggi si intrecciano, e i viaggiatori possono alleviarsi o complicarsi la strada.
Molti di questi viaggi sono percorsi, ogni giorno, con risultati sorprendenti: infatti non è raro che il malato affermi di aver trovato, proprio grazie all’esperienza, nuova felicità di vita.
E sempre più si sviluppano percorsi e strategie di supporto, forme di coaching e counselling dedicate alla salute: quasi tutte queste modalità fanno riferimento anche al viaggio dell’eroe.
Ciò che mi auspico, e a cui desidero partecipare e prestare il mio supporto, è proprio l’unione e la sinergia tra le moderne competenze mediche e l’eterna saggezza, a partire dal viaggio dell’eroe. Alla prossima puntata!

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.