Bloccati nel percorso: il viandante
La gestione delle esperienze difficili. Bloccati nell'archetipo del viandante

Dopo la beata ignoranza dell’innocente, dopo lo shock dell’orfano e la sofferenza del martire, il viandante rappresenta la decisione. Non può ancora affrontare il drago, non ne ha la forza e non ne ha gli strumenti, ma non vuole più essere in balia del drago.
Quindi il viandante “parte”, si allontana dal drago, fugge.
Quando l’allontanamento, la fuga, costituisce un percorso per raccogliere le armi, la forza e l’esperienza per poter, poi, combattere il drago, si tratta della scelta migliore: è il vero inizio della guarigione.
L’archetipo del viandante è presente sia nei tarocchi, dove l’eremita ha molte delle sue caratteristiche, sia nell’I Ching, dove è l’esagramma 56.
Ora mi preme sottolineare cosa avviene quando si rimane bloccati nel ruolo del viandante.
Perché non è difficile, e non è raro, rimanere bloccati nel ruolo del viandante.
Innanzi tutto esistono diversi tipi di fuga, diverse modalità per allontanarsi dal drago. E tra queste ci sono alcuni tipi di droga, ma anche alcune reazioni di “fuga” che possono diventare dipendenze: internet stesso, come dimostrato da alcuni dati preoccupanti, lo shopping compulsivo, il gioco …
E poi ci sono i falsi, e ripetitivi, cambiamenti:
- cambiare lavoro
- cambiare città ripetutamente
- cambiare partner …
tutte modalità e reazioni “sane”, efficaci, utili, che però possono essere fatte con ripetizione eccessiva ed ossessiva per mascherare diverse forme di disagio e per evitare di modificare se stessi.
Il viandante vero si guarda dentro, modifica se stesso, cresce e si rafforza giorno per giorno. Chi, invece, si blocca nella fase del viandante vede solo i difetti degli altri e, spesso raccoglie solo armi esteriori, ma gli mancano, e continueranno a mancargli, quelle armi che nascono dalla forza interiore di chi ha accettato di guardare anche se stesso come drago.

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







