News Agosto 2019: l’uomo propone…
Un antico proverbio recita: l’uomo propone, Dio dispone. Il mio agosto è andato così!

Ovvio che non penso minimamente che un qualche Dio si sia interessato ai miei programmi del mese di agosto, o che si sia divertito a sconvolgerli:
il proverbio è citato solo per darvi un’idea di cosa è successo.
E, onestamente, potevo immaginare che sarebbe andata così: ne avevo avuto alcune avvisaglie già a luglio, dovendo spostare la data della partenza per le vacanze per un esame medico, richiesto da tempo, per il quale si è creata l’opportunità a fine luglio.
Avendo previsto le ferie in campagna, a casa nostra, spostare la data della partenza non è stato un grande problema.
Però non sono neanche riuscita a disfare i bagagli che è arrivata la telefonata: uno di quei clienti a cui non si può dire di no (mi dà spesso lavoro e paga anche) ha un’emergenza, un lavoro piuttosto lungo da completare per fine agosto. Considerando che il lavoro richiede una ventina di giorni, facendo con calma, e che dal 24 agosto sarò a Lugano per conquistare il certificato da trainer in PNL sistemica, i conti sono presto fatti: vuoto le valige e mi metto al computer.
Per fortuna pianifico sempre accuratamente ciò che voglio o devo fare, così mi è abbastanza facile riprogrammare le mie attività in caso di imprevisti.
L’unica cosa che mi dispiace un po’ è che desideravo la calma delle ferie per riflettere su alcune ristrutturazioni dei miei siti e dei miei progetti e invece premo affannosamente tasti in un computer che è grande meno della metà rispetto a quello di casa, con notevoli sforzi per la vista. Si fa quel che si può, quel che si deve e, soprattutto, quel che si vuole, considerando che quei soldi guadagnati saranno un ottimo contributo ai miei progetti.
Ringrazio il marito, che non si è lamentato!
Per il resto le mie non vacanze sono state tranquille, con grandi gioie per i gatti milanesi che hanno scorrazzato per il giardino e per la colonia felina che risiede nel giardino, che ha mangiato più che abbondantemente a ogni ora del giorno (e qualche volta anche della notte). Se poi vi chiedete se ci sono state liti tra i due gruppi di gatti, state tranquilli: si conoscono e sono abbastanza amici.
Ho avuto modo di ammirare la tenacia di Atena,
la gattina incidentata che ha conquistato un posto in casa a Milano, oltre che i nostri cuori. Atena ha avuto un danno alla coda, che praticamente non muove, e ad una zampa posteriore, che muove molto poco, eppure corre felice per casa. In campagna la situazione cambia: i fratelli vagano tra giardino e soffitta, e lei rimane in casa. Del giardino ha paura. Se trova la porta aperta, però, va in cantina: per scendere le scale non ha bisogno della mobilità delle quattro zampe. Risalire, però, è un bel problema! Anno scorso, il primo anno della sua appartenenza alla famiglia, arrivata in fondo alle scale cominciava a strillare. Quest’anno ha imparato, facendo davvero una fatica improba, a risalire una delle due rampe di scale, e il fatto che ritenti l’esperienza ogni volta che trova la porta socchiusa dimostra che è ben decisa a fare tutto il percorso da sola, prima o poi. Lei non si arrende!
Nel (poco) tempo libero ho letto alcuni libri interessanti, di cui vi racconterò, e riempito il congelatore per l’inverno.
Ed eccomi pronta a ricominciare, anche se decisamente più stanca di quanto pensavo. Ma la vita va come vuole, e da tempo ho deciso di trarre il meglio da quello che capita ogni volta che non posso essere io a stabilire cosa succede.

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …

Analizzando le problematiche della relazione medico-paziente oggi, ho ritrovato questo articolo scritto circa 5 anni fa. MOLTO è cambiato in questi anni, e quasi non ce ne siamo resi conto o, meglio, non ne sono consapevoli molti di quelli che dovrebbero gestire il problema. Comincio quindi ripubblicando questo articolo, a cui seguiranno le considerazioni più aggiornate. Un tempo, tanti anni fa, il medico di famiglia era il depositario delle conoscenze sulla salute dell’intera famiglia. Ed era anche, a parte i casi in cui diventava necessaria l’ospedalizzazione, l’unico medico con cui si aveva a che fare per la maggior parte dei problemi di salute. Raccontarlo oggi sembra di parlare di preistoria! Per essere pienamente corretta devo dire che si trovano ancora medici di famiglia, soprattutto nei piccoli paesi: in città è molto più difficile. Poi, per decenni, ci siamo rivolti agli specialisti e la fiducia del paziente si è trasferita nelle medicine e nella tecnologia diagnostica più ancora che nella figura del medico. Oggi sembra che siamo alle soglie di una nuova rivoluzione, che riguarda anche (o forse soprattutto) il medico di famiglia. Non si tratta di una rivoluzione tecnologica: è in gioco anche quella, ma riguarda più il sistema sanitario che il rapporto medico – paziente. Ciò che sta cambiando è più complesso, più profondo e, soprattutto, sistemico. Gli attori sono le malattie, soprattutto quelle gravi (le percentuali di incremento di alcune forme si tumore sono impressionanti, ma altrettanto vale per le guarigioni da molte forme di cancro), le nuove scoperte sulla psiconeuroimmunoematologia, internet, il paziente e i medici: siamo tutti coinvolti. In questi cambiamenti il sistema sanitario è un attore marginale e, soprattutto ora, è un elemento di burocrazia e di controllo economico, spesso nemico del benessere, spesso in ritardo, spesso fonte di complicazioni. Sono stati spesi fiumi di inchiostro per esaminare, condannare o esaltare il web come fonte di informazioni sulla salute. Qualunque malattia, o terapia, venga digitata, si trovano in pochi secondi migliaia di fonti di informazione, milioni di notizie, vere, verosimili, false, spesso in contrasto tra loro. Così il web come fonte di informazioni, come sostituto del medico di famiglia, si sta autodistruggendo. Quello strano elemento, che per anni è stato identificato come nemico dalla classe medica, è pronto per autodistruggersi. Già, perché quando il problema di salute è serio, la situazione è grave, si desiderano notizie certe: serve un punto di riferimento “sicuro”. Ovvio, a fronte di una diagnosi di tumore è l’oncologo il riferimento primario. Ma non basta. Serve una persona di famiglia, in cui si ha piena fiducia, a cui rivolgersi in ogni momento, a cui poter chiedere le cose più disparate: qualcuno che tenga i fili della complessità tra diagnosi, terapia, esami, effetti indesiderati, cambiamento di stile di vita, alimentazione, integratori, paure, ansie, dubbi. Solo il medico di famiglia può essere quel giocoliere competente, ma non tecnico super esperto, che può aiutarci nel giorno per giorno. Quindi cerchiamo nuovamente quel medico saggio, disponibile, competente, attento, dotato di estremo buon senso, capace di parlarci nel modo giusto al momento giusto. Io ne conosco alcuni: so che ci sono. Non possono essere sostituiti da nessun motore di ricerca. Sono impagabili, e fanno la differenza. Questo articolo è stato scritto un paio di anni fa. Rivedendolo oggi, sorrido e rabbrividisco. Sì, perché se c'è una cosa, in mezzo a milioni di incertezze, che la pandemia mi ha confermato con assoluta certezza è che il medico di famiglia, quello vero, forse un po' obsoleto secondo alcuni, fa davvero la differenza, in meglio.






