La libertà di essere diversi

Lamberto Maffei - La libertà di essere diversiEdizioni Il Mulino 2011

Lamberto Maffei è prima di tutto uno scienziato: è presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, professore emerito di neurobiologia alla Scuola Normale, ed è stato direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e del Laboratorio di Neurobiologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Questo elenco non è per vantarne i suoi titoli, ma per segnalare che quando parla di funzionamento del cervello sa quello che dice, e riporta dati basati su studi scientifici rigorosi.
E infatti, per chi desidera approfondire, o per gli scettici accaniti, il libro è corredato di bibliografia scientifica in tutte le sue affermazioni.
È quello che tecnicamente può essere chiamato un “testo divulgativo”: semplice da leggere, rigoroso nei contenuti.
Ma per chi, come me, unisce una formazione scientifica alla sperimentazione pratica delle tecniche di comunicazione che spesso appaiono magia empirica, è un testo fondamentale perché dimostra come, finalmente, gli studi pratici sulla comunicazione e gli studi scientifici sulla neurobiologia si uniscano a confermarsi e approfondirsi l’un l’altro.

È anche un libro “per pensare”, per porsi domande (alcune scomode) sulla nostra società e sul nostro futuro, sulla globalizzazione e su come potenziarne i vantaggi riducendone i rischi.
Fino alla sorpresa finale, in cui lo scienziato e l’uomo di cultura, uniti, ci ripropongono una antica e affascinante ipotesi (ma, secondo me, è una grande verità): lo sviluppo dell’umanità, e la sua stessa salvezza, risiedono nel diritto di essere diversi, e in quello che molti chiamano follia.
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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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