Posizione di forza
La programmazione neurolinguistica identifica 4 posizioni percettive
Ci sono quattro posizioni percettive, quattro modalità di vedere il mondo in relazione con gli altri. Percorrerle tutte e quattro significa trovare un accordo solidissimo. Eppure molti usano solo le prime due.
Esaminiamo la prima posizione percettiva: il proprio punto di vista, chiamata anche posizione di forza.
Io ho ragione, tu hai torto. Io vinco, tu perdi.
No, non è tutto qui, per fortuna.
Osservare il mondo e gli altri dalla prima posizione significa autostima, sapere cosa si vuole, perseguire obiettivi chiari e vantaggiosi.
Ma qualcuno esagera…
Come dice Alberto Sordi nel film Il marchese del grillo: io so' io e voi non siete un cazzo!
Negoziare con chi vive in prima posizione è praticamente impossibile: non capisce proprio il significato del termine negoziare.
Di questi tempi la prima posizione percettiva va decisamente di moda.
È la modalità di Trump, ma non solo la sua.
Sono le persone che non accettano contraddittorio, che non sono interessate alle opinioni altrui, che sono convinte di aver sempre ragione e non contrattano, ma si limitano a ricattare.
Questo vale per chi si limita ad usare la prima posizione. È, invece, ben diverso se la posizione di forza è un punto di partenza per un intero processo di negoziazione, ma ne parleremo un’altra volta.
Apparentemente chi vive in prima posizione è fortunato, potente. Lo dice la stessa definizione: posizione di forza.
La realtà è un po’ diversa, fortunatamente.
Perché sono persone manipolabili, sensibili alle lusinghe, totalmente spiazzate se la forza non funziona, o non basta.
La forza vince finché incontra debolezza, e generalmente è una vittoria a breve termine perché chi si affida solo alla forza non è in grado di essere flessibile (al massimo è volubile, e non è la stessa cosa), né è in grado di pensare alle conseguenze e alle implicazioni delle sue imposizioni, o di vedere il contesto del mondo intorno a sé.










