News Gennaio 2021: il piano B non mi piace
Da quando ho memoria di me sono sempre stata una buona risolutrice di problemi

Parecchi anni fa l’azienda in cui lavoravo decise di sottoporre tutti i quadri e i dirigenti ad un (complicatissimo) assessment sulle soft skills gestito da uno psicologo. Rimasi abbastanza perplessa del risultato perché mi disse che ho buone capacità di ascolto (lo sapevo) e di negoziazione, ma difficoltà ad accettare i compromessi e gli ordini non motivati (e anche questa non era una novità) e varie altre cose che ho dimenticato. Ma non posso dimenticare una delle affermazioni: hai un problem solving troppo elevato.
Sapevo di essere brava ad affrontare e risolvere problemi, anche quelli complessi, ma non avrei mai pensato che si potesse essere troppo bravi a risolvere i problemi. Chiesi spiegazioni, e ne ottenni di talmente confuse da farmi pensare che il suo non fosse una valutazione di soft skills, ma un giudizio su di me come persona, suo o richiesto dall’amministratore delegato con cui non andavo d’accordo.
Mi torna in mente tutto ciò nel lasciarmi alle spalle un gennaio in cui il mio problem solving va un po’ in crisi.
Gli elementi su cui si basa la possibilità di risolvere i problemi sono parecchi
- Guardare le cose da diverse prospettive, vedendo almeno i due lati della medaglia
- Avere una visione sistemica della situazione, considerando collegamenti, origine e conseguenze, osservando il particolare e il quadro generale
- Predisporre un piano B nel caso in cui il piano A non funzioni, o non possa essere applicato.
Aggiungo l’aiuto dell’I Ching, sia nella comprensione dell’ambiente che di se stessi e nell’identificare strategie nuove.
Ho, ovviamente, applicato tutto questo, cercando nuovi spazi professionali. E infatti trovi i miei corsi su Udemy
e i miei canali su CAM TV
E diverse altre attività che vanno a ricoprire gli spazi dei corsi in aula, poco praticabili in questo momento.
La vita, però, non è fatta solo di lavoro. E, in questo mese di gennaio che è riuscito a farmi provare antipatia per i colori, ci sono problemi per i quali ho cercato di sviluppare piani A, B, C … e uno non funziona, l’altro non mi piace, il terzo non dipende solo da me… Così mi ripeto che non ho ANCORA trovato una soluzione, e vado avanti, coltivando motivi per sorridere.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.