Il Mago si assume la piena responsabilità della propria vita contribuendo alla creazione. Il Mago trasforma le parole in incantesimo, l’ombra in luce, l’esperienza difficile in risorsa e crescita personale.
Gli altri archetipi vedono il Mago come un risolutore dei loro problemi e lui stesso, se è ai primi livelli di consapevolezza, potrebbe vedersi in questa luce: sono arrivato qui, al top! E può pensare che il suo percorso sia terminato, che non abbia più niente da imparare. In effetti, è la sensazione che tutti proviamo raggiungendo un traguardo difficile o quando riusciamo a elaborare un’esperienza particolarmente dura. Godersi il trionfo è umano, e quasi doveroso, ma il viaggio è davvero compiuto solo quando si torna a casa e, arrivati al Mago, c’è la strada di ritorno da compiere.
La nostra attuale cultura vive il Mago in maniera assolutamente positiva, complice la visione New Age e il superamento dell’oscurantismo medievale che, invece, considerava solo gli aspetti negativi. Le promesse “cambia la tua vita in 24 ore”, “guadagna milioni in due mesi” fanno appello al Mago che c’è in ciascuno di noi e, in fondo, tutto il sistema economico azionario afferisce al Mago.
Il paziente che incarna l’archetipo del Mago è padrone di sé, responsabile della sua vita, consapevole.
E in termini di compliance? L’empowerment non gli manca, l’aderenza terapeutica nemmeno e, se non ha compreso o non ricorda posologie, durata e tempi di assunzione dei farmaci, fa domande precise. Anche la compliance è buona, ma deve essere davvero convinto, conoscere i motivi, fidarsi del medico.
La gestione del paziente mago in farmacia
il Mago non viene gestito, ma si lascia gestire o chiede di essere gestito. In questo paziente ci sono un pizzico di arroganza e una sensazione di potenza che potrebbero sfociare nell’onnipotenza.
Essendo pienamente consapevole che ogni esperienza può diventare risorsa, che ogni problema ha una soluzione e che è possibile affrontare qualsiasi cosa si desideri, non è un paziente… pienamente paziente.
Ha superato le sue debolezze, affrontandole ed eliminandole o accogliendole, e fatica ad accettare limiti e debolezze altrui, ma non fatevi ingannare: non c’è cattiveria. Cercate di essere chiari, puntuali, precisi e otterrete il rispetto del paziente.