È primavera
Mappa del mondo

Storia
Bene, bambini, dichiara Annamaria,
oggi è cominciata la primavera. Scrivete alcuni pensieri sulla primavera.
Certo, da una seconda elementare in una scuola di Milano centro, Annamaria non si aspettava grandi cose o grandi sorprese, ma questo è ciò che ha ottenuto.
- Io scopro che è primavere perché la mamma mi porta alla fiera a comprare i fiori, poi la aiuto a piantarli in balcone. Mi diverto molto, anche perché è una delle poche volte che la mamma non si arrabbia se mi sporco. Poi a primavere le giornate si allungano, e mi sembra che papà venga a casa prima perché quando arriva non è ancora buio.
- Qui si scopre che è primavera solo perché lo dice la maestra. A casa, invece, a primavera è tutta una festa. Noi uomini lavoriamo tutti insieme per preparare gli attrezzi perché si ricomincia a lavorare nel campo, mentre le donne preparano da mangiare.
- A primavera è bello andare dalla nonna. Lì è più divertente: nascono i micini e quest’anno la nonna ha promesso di darmene uno. Poi arrivano le rondini, che sono così belle. E poi la nonna, insieme alle zie e alla mia mamma, fanno le pulizie di primavera, e noi bambini le aiutiamo.
Domande
- In comunicazione queste realtà diverse hanno un nome. Quale?
- Limitando l’analisi a queste poche frasi, possiamo fare alcune riflessioni sulle difficoltà che questi tre bambini devono affrontare e su chi di loro potrà essere, limitatamente a questi aspetti, più avvantaggiato?
Risposta
In comunicazione queste realtà diverse hanno un nome. Quale?
- I bambini hanno una diversa Mappa del Mondo.
Il concetto di mappa del mondo è proprio della PNL ed è assolutamente perfetto per spiegare moltissimi aspetti della comunicazione.
Noi non siamo in grado di vedere, percepire, capire e concepire il mondo come è.
Riusciamo certo a vedere, toccare, percepire il mondo, ma per farlo dobbiamo ricorrere a degli strumenti (i filtri) e possiamo descriverlo, ma per farlo ricorriamo a parole o disegni o comunque a strumenti. Quindi siamo in grado di utilizzare e vivere la nostra mappa del mondo, non il mondo in assoluto.
Limitando l’analisi a queste poche frasi, possiamo fare alcune riflessioni sulle difficoltà che questi tre bambini devono affrontare e su chi di loro potrà essere, limitatamente a questi aspetti, più avvantaggiato?
- Il primo bambino è chiaramente “nel suo ambiente”: tutto ciò che racconta esprime il mondo della città. Sicuramente oggi è quello che è più a suo agio, che ha meno difficoltà, ma per il futuro rischia dovrà evitare di avere una mappa del mondo troppo rigida.
- Il secondo bambino sembra provenire da un Paese straniero, molto lontano come cultura e abitudini. Probabilmente oggi ha difficoltà ad ambientarsi, a comprendere la città, ma potrebbe essere favorito in futuro perché è in qualche modo costretto a crearsi una mappa del mondo elastica e flessibile.
- Il terzo bambino è in una situazione intermedia e probabilmente, per quanto riguarda i pochi aspetti che consideriamo, è il più avvantaggiato. La sua mappa del mondo ha già la flessibilità delle differenze tra città e campagna, ma le due realtà non sono completamente avulse tra loro.

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







