Corazza dentro o fuori?
Riflessioni sulla forza e sugli strumenti di difesa e protezione

Ciascuno di noi è chiamato ad affrontare prove, difficoltà. Quando, nei corsi di gestione dello stress, affronto il tema della gestione delle esperienze difficili, mi trovo inesorabilmente persone che cercano di fare una graduatoria delle difficoltà e delle sofferenze. Datevi pace: è impossibile.
Ogni esperienza dolorosa lo è “a modo suo” e cercare di creare una scala di sofferenze induce, inevitabilmente, a cercare di sottovalutare i dolori altrui o sopravvalutare i propri.
Ogni esperienza difficile, ogni sofferenza, ha un suo spessore, una sua importanza e una sua dignità. Ogni dolore porta con sé un insegnamento, se sappiamo trovarlo.
E poi? E poi, nel dolore, c’è la variabile umana: come affrontarla e come trarne risorse e insegnamenti.
Tralascio, volutamente, coloro che davanti al dolore si accasciano, annichiliti, pieni di lamenti e rancori e rimangono in attesa che qualcuno li sollevi. Certo, anche loro meritano rispetto, ma non è di loro che desidero parlarvi.
Oggi
mi rivolgo a tutte le persone proattive, che sanno di poter uscire dalla sofferenza migliori di prima, più saggi e consapevoli.
È a voi che dedico queste riflessioni.
Un tempo pensavo che il modo migliore per gestire la sofferenza fosse quello di crearsi una corazza esterna di protezione, un’armatura che potesse in qualche modo impedire al dolore di arrivare troppo nel profondo, una struttura molto solida che aiutasse a prendere le distanze. Cercavo un’armatura,
simile a quelle dei cavalieri medievali, ma fatta di puro acciaio, da poter costantemente irrobustire, su cui poter aggiungere strato su strato fino alla completa invulnerabilità. Il mio obiettivo era diventare invulnerabile in quanto irraggiungibile.
Ovviamente la vita stessa mi ha dimostrato
che non era possibile o, meglio, che il prezzo da pagare era per me troppo alto.
Una corazza esterna abbastanza solida da resistere a tutti gli attacchi rende inevitabilmente un po’ freddi, distaccati, inibisce l’empatia, la comprensione e così come allevia il dolore assottiglia la gioia, la possibilità di condividere, l’amicizia e la vicinanza umana.
Per una corazza esterna davvero solida serve un pizzico di egoismo, una visione unilaterale, un po’ di egocentrismo. E non dimenticate: è indispensabile un bel po’ di paura per evitare di mettersi completamente in gioco.
La conclusione, almeno per me, è stata che una bella corazza esterna non la puoi costruire volutamente. Qualcuno ce l’ha, e può scegliere di irrobustirla, ma non puoi inventarla dal nulla.
Ma … non potevo neanche continuare a lasciarmi frantumare dal dolore cercando poi di rimettere insieme i pezzi,
aggiungendo anche ogni volta qualche nuovo frammento raccolto durante il percorso. Prima o poi i pezzi sarebbero diventati troppo piccoli per poter essere ri-assemblati, o magari sarebbero esplosi andando talmente lontano da diventare introvabili.
Serviva una diversa strategia.
Ed ecco come ho scoperto che la corazza esterna, pesante e faticosa da portare, poteva essere sostituita da una leggerissima corazza interna che protegge solo un piccolissimo nucleo, una minuscola parte fatta di puro diamante.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.