Management per paura
Uno stile di management che non trovi sui libri

Sugli stili di management, gestione, leadership, esistono tanti testi, infinite teorie e tante spiegazioni utili e interessanti.
Uno stile, però, non viene quasi mai raccontato, ma viene applicato: il management per paura.
In realtà è un’aberrazione, una estremizzazione di stili ben più noti e studiati, ma esiste e si può riconoscere.
La prima volta che l’ho vista applicare è stato in azienda, molti anni fa. Nel discorso di insediamento il nuovo capo ha chiaramente comunicato che coloro che non erano d’accordo con lui potevano andarsene e comunque sarebbero stati licenziati. Ad ogni riunione importante con i quadri o i dirigenti il concetto veniva ripetuto e già nel primo anno abbiamo visto diversi licenziamenti (o eliminazioni) di dirigenti.
Paradossalmente non c’è stata la rivoluzione e neanche qualche boicottaggio. Ho visto persone abilissime a schivare ogni forma di attività mettersi improvvisamente a lavorare, ho visto i risultati economici crescere.
Confesso: ero disgustata.
Poi mi capitò di osservare qualcosa di simile da parte di un medico. Poi l’ho visto ancora, e oggi osservo il fenomeno con maggiore frequenza.
In cosa consiste in ambito medico?
Sguardo duro, poche spiegazioni, nessuna empatia, ascolto del paziente inesistente. Di più: il paziente viene tacitato se parla troppo o se fa domande che il medico ritiene inopportune.
E poi arriva il bello, la ciliegina sulla torta. Anziché spiegare, motivare, convincere, arrivano frasi, domande, affermazioni.
- Lo sa che può morire con la patologia che ha?
- Si rende conto che se non segue la cura può rimanere paralizzato? (il paziente aveva espresso perplessità alla terapia sull’osteoporosi)
- Se non cambia questa brutta abitudine nel giro di pochi anni è morto (per indurre il paziente a dimagrire, fare attività fisica, smettere di fumare)
Funziona? Sì, potrebbe funzionare, o il paziente potrebbe cambiare medico alla velocità del fulmine.
È etico? Secondo me no, ma questo è il mio parere.
I problemi, però, non sono questi, ma altri.
Questo tipo di gestione ha due possibili origini: il complesso di Dio o il burnout.
- Il medico che si sente un dio non si porrà mai dubbi, non penserà mai di sbagliare, neanche davanti all’evidenza dell’errore. La medicina, però, non è una scienza esatta.
- E poi c’è il burnout. La paura che rende aggressivi, il panico che rende arroganti, l’insicurezza che chiude ogni dialogo.
