Il signor Rossi lo conoscevo da tempo: quasi 70 anni, portati decisamente bene. Sempre ben vestito, con capi di ottima qualità, costosi, ma sempre con qualcosa fuori posto: un bottone mancante, la cravatta un po’ storta. E, come sempre, il signor Rossi sembrava indifferente alla temperatura esterna, o almeno alla percezione della temperatura che aveva il resto dell’umanità. Ma lui era sempre perfettamente a suo agio.
Sempre così, con il signor Rossi. Ottima persona, ma pessimo paziente. Non rispetta i tempi, prende le medicine solo qualche volta, le posologie sono fantasiose. Ogni volta che gli do una nuova terapia qualche giorno dopo, puntualmente, mi telefona la moglie perché lui non si ricorda come deve prendere le medicine, e va per tentativi. E questo quando va bene. A volte non va nemmeno in farmacia a prendere i farmaci che gli prescrivo.
Controllai le analisi. Nulla di realmente grave, ma un po’ di valori da correggere. Gli feci una visita accurata, e venne fuori qualche altra magagna.
Mi rispose “certo”, ma i suoi occhi mi dicevano tutt’altro. Così pensai a quel corso di comunicazione appena frequentato, e decisi di fare un tentativo.
Domande
Che cosa potrebbe fare il medico per indurre il signor Rossi a rispettare la terapia?
Molte delle caratteristiche descritte fanno pensare che il signor Rossi abbia un filtro sensoriale prevalente cinestesico:
Si può quindi fare leva sulle motivazioni: il cinestesico è motivato dal suo stesso senso pratico. Impara, o fa qualcosa, perché serve e perché lo ritiene utile.
Quindi: