Trattamento d'urto
Quando servirebbe l’empatia

Storia
Il signor Motta ha da anni problemi di cuore. Il suo cardiologo di fiducia è morto, così quando rifà gli esami di controllo si rivolge ad un nuovo cardiologo, portandogli tutti gli esami. Il dialogo è pressappoco questo:
- Sì, la situazione è invariata da 10 anni, ma la situazione è grave.
- Ma, … io sto bene.
- Il suo stile di vita è sano? Alcool? Fumo? Fa sport? Alimentazione? Segue la terapia?
- Non bevo, non fumo, faccio sport leggeri, ma costantemente. Ho quasi 70 anni! L’alimentazione è controllata, ricca di verdure, soprattutto. Sono molto preciso e puntiglioso nel seguire la terapia.
- Sì, ma Lei può morire da un momento all’altro. I sintomi non contano! Il suo cuore ha dei problemi! Ne è consapevole?
Domande
- Con quale tipo di paziente può servire il tipo di approccio del medico?
Risposta
Tecnicamente l’approccio del medico è molto simile a quello che viene definito “un K negativo”: un brusco e drastico schiaffone morale per indurre un cambio totale di comportamento, ma ha anche alcune affinità con lo stile di management per paura che talvolta viene adottato nelle aziende.
Spaventare il paziente può quindi essere uno strumento attraverso il quale indurlo a cambiare stile di vita, accettare una patologia cronica, indurlo a seguire la terapia, ridefinire il ruolo guida del medico.
Dal punto di vista comunicazionale questo approccio potrebbe essere utile con un paziente direttivo, ma bisogna essere consapevoli del rischio che il paziente cambi immediatamente medico, o con pazienti che manifestino spiccate incapacità di ascolto.
Ma, per evitare rischi, questo tipo di approccio va tentato solo ed esclusivamente quando si è in stato di profonda empatia con il paziente per far sì che ne derivino risultati desiderati e positivo, o comunque per poter immediatamente correggere reazioni negative. Se, ad esempio, il paziente è fortemente ansioso si potrebbero scatenare reazioni emozionali anche gravi.