Libertà vo’ cercando …
Perdonate l’incipit dantesco, reminiscenza scolastica … Le mie riflessioni, oggi, sono sulla libertà.

Quando si parla di valori, di cose che riteniamo davvero importanti nella vita, la libertà è sempre uno dei primi citati, ed è quasi sempre ai primi posti delle nostra personale gerarchia.
Eppure … ho qualche dubbio che questa affermazione corrisponda alla realtà. Definire cos’è la libertà è davvero molto difficile e ovviamente molto soggettivo.
Certo, è più facile descrivere la libertà come fece Dante: lui parlava di una libertà fisica, politica e religiosa per cui vale la pena morire. La stessa libertà che cercano coloro che vivono in condizioni di costrizione, di dittatura.
Eppure se solo questa fosse la libertà, coloro che vivono in uno stato democratico, con libertà di parola e di religione, dovrebbero ritenersi pienamente soddisfatti.
E poi spesso ho l’impressione che molti di quelli che propugnano la libertà non la stiano davvero cercando o coltivando.
Gaber diceva “libertà è partecipazione”.
Condivido. Ma è un altro parametro legato a libertà di tipo civile e sociale: fondamentale, ma non l’unica forma di libertà.
La crisi economica, la perdita del lavoro, vivere alle soglie della povertà, sono tutte condizioni che limitano pesantemente la libertà. Sì, forse... E anche la pandemia vissuta quest'anno ha limitato, e limita, la libertà. Sì, forse.
Molto dipende dal significato che diamo al concetto di libertà.
Ma poi c’è la forma che secondo me è la peggiore: l’auto limitazione della libertà di pensiero.
Sì, perché nessuno può imporci la schiavitù del pensiero se noi non siamo complici.
Eppure un’infinità di persone ripete la più triste frase del mondo: “non avevo scelta” sottintendendo che l’educazione, le convinzioni, i pregiudizi e le abitudini li hanno condizionato a non vedere percorsi possibili al di là di quelli verso cui sono stati orientati. Non avevo scelta implica il terrore dell’ignoto, il panico di andare fuori dagli schemi consueti, significa essersi negati la libertà di pensare a soluzioni alternative, fantasiose, anche se difficili.
E forse questa è davvero la cosa più triste che può accaderci nella vita.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.