Dalla magia al self service

C’era una volta lo speziale, poi c’era il farmacista. E in futuro?

C’era una volta lo speziale. Preparava le medicine. Conosceva le piante, la galenica, i principi attivi. Nel suo negozio molto era nascosto.

I nomi delle piante erano in latino: pochi sapevano leggere, e ancor meno sapevano il latino. Ma lo speziale si occupava anche di spezie, di cibi, di benessere della comunità. Molto meno costoso, molto più presente, e molto più raggiungibile del medico, lo speziale era un punto focale della sua comunità.

Collegava il popolo con il medico, conosceva a menadito l’ambiente, era in contatto con le comunità monastiche dove la ricerca e la produzione dei medicamenti era un elemento essenziale, e spesso manteneva contatti anche con le donne che si occupavano di erboristeria negli angoli più remoti e meno raggiungibili.

Lo speziale viveva bene: il suo lavoro produceva ricchezza. Ed era talmente parte integrante del paese da non essere invidiato o detestato, come invece poteva avvenire per il nobile, il medico la comunità monastica o “la strega”.

Ancor oggi il farmacista beneficia di quell’atteggiamento mentale nei suoi confronti nato nel Medioevo.

Poi, poco a poco, è arrivato il farmacista.

Sempre meno preparazioni e sempre più scatolette. Sempre meno partecipazione e sempre più evasione di ricette.

Oggi abbiamo farmacie molto vicine al supermercato. E non parlo dei corner farmacia nella grande distribuzione.
Funzionano? Sì, in buona parte sì. Il paziente trova molte informazioni sul web, sa come curarsi, almeno per molti problemi. Le prescrizioni si ripetono. I costi di gestione sono bassi, il profitto elevato, i rischi minimi.

Questo è un possibile futuro della farmacia. Il farmacista, in questo futuro, ha un ruolo davvero minimale.

Io credo, invece, che ci sia un altro futuro possibile. Un futuro dove il farmacista ritorna ad essere il perno del benessere e della salute, senza nulla togliere al medico, ma ricoprendo nuovamente quel ruolo centrale per il benessere della comunità che, talvolta, ha trascurato.

E sicuramente l'esperienza del Covid ci ha dato la dimostrazione pratica di quanto sia indispensabile il farmacista, in prima linea nella tutela della salute. Felice professionalità, e grazie!
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